10 anni dopo il terremoto dell’Aquila: dal trauma individuale
a quello collettivo. Memorie e mnemotecnologie

L’Aquila earthquake 10 years after: from individual trauma to that collective one. Memories and mnemotechnologies

ALESSANDRO ROSSI1, PAOLO STRATTA2
*E-mail: alessandro.rossi@univaq.it

1Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche (DISCAB), Università dell’Aquila
2Dipartimento di Salute Mentale Sulmona-Avezzano-L’Aquila, ASL 1 Abruzzo


RIASSUNTO. Il trauma collettivo conseguente a un disastro naturale si configura come una crisi di significato. Numerosi studi supportano la trasmissione transgenerazionale di esperienze traumatiche, come pure di modelli protettivi di resilienza. I numerosi eventi culturali e scientifici che si sono tenuti in occasione del decimo anniversario del sisma che ha colpito L’Aquila nel 2009 potrebbero essere visti nella prospettiva delle mnemotecnologie. In tale contesto, l’esteriorizzazione della memoria “traumatica” attraverso le nuove tecnologiche può liberare da emozioni negative generate dal trauma per una nuova memoria collettiva. Le mnemotecnologie, in virtù della loro duplice funzione di rievocazione e integrazione, possono contribuire in modo indiretto, ma sostanziale, al processo di oblio attivo del trauma finalizzato alla ricostruzione di una nuova identità culturale.

PAROLE CHIAVE: sisma, trauma individuale, trauma collettivo, mnemotecnologie.


SUMMARY. The collective trauma resulting from a natural disaster represents a crisis of meaning. Several studies support the transgenerational transmission of traumatic experiences as well as protective models of resilience. On the tenth anniversary of the seismic event that hit the city of L’Aquila in 2009, a wide variety of cultural and scientific events could be analyzed in the context of mnemotechnologies. Within this framework, technological skills that release trauma-related emotions and ideas from the collective memories (i.e. mnemotechnologies) could substantially contribute to the active forgetting process required for the construction of a new cultural identity.

KEY WORDS: seismic event, collective trauma, individual trauma, mnemotechnologies.



Il 6 aprile 2009, alle 3:32, un terremoto di magnitudo 6,3 sulla scala Richter colpiva L’Aquila, città dell’Italia Centrale con una popolazione di 72.000 abitanti, e i suoi paesi limitrofi, con un numero totale di circa 105.000 persone coinvolte. Il terremoto ha causato 309 vittime e più di 1600 feriti, 200 dei quali gravi, e 66.000 sfollati. Il 5% della popolazione è rimasto intrappolato sotto le macerie con conseguenze fisiche minori, il 15% ha perso almeno un familiare o conoscente. Molti edifici sono stati danneggiati, altri completamente distrutti. Il governo italiano ha fornito una stima ufficiale del costo, in termini di perdite economiche dirette e costi di ricostruzione, di circa 8 miliardi di euro. Tutti i residenti hanno subito direttamente il disastro a vari livelli, in termini di coinvolgimento nell’evento, a seconda della vicinanza all’epicentro e di caratteristiche personali (genere o età), anche con perdite finanziarie 1,2.
Cosa hanno insegnato l’evento e le sue conseguenze a distanza di 10 anni?
Un vasto interesse scientifico nazionale e internazionale ha accompagnato questa catastrofe naturale1. Sono state raccolte numerose relazioni di agenzie biomediche, educative e sanitarie2, oltre al contributo di Epidemiologia e Prevenzione, rivista internazionale di epidemiologia e organo dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. In un numero della rivista specificamente dedicato a questo sisma, sono state offerte al lettore revisioni, ricerche quantitative e qualitative e contributi originali che hanno affrontato diversi aspetti delle conseguenze dell’evento sulla salute3. Anche la Rivista di psichiatria ha pubblicato rilevanti articoli originali su questo drammatico evento4,5. In generale, particolare attenzione è stata rivolta all’adattamento psicosociale e psicopatologico conseguente al sisma6,7.
Le osservazioni hanno fortemente sottolineato la necessità di uno scambio multidisciplinare di informazioni non limitato ai ricercatori, ma condiviso con i servizi della comunità.
In occasione del decimo anniversario del terremoto dell’Aquila sono stati organizzati numerosi eventi culturali, sanitari e politici attraverso i quali si è avuta la possibilità di offrire alla comunità una varietà di commenti, opinioni e valutazioni sulle conseguenze dell’evento e sulle difficoltà della ricostruzione. Questi eventi possono rappresentare un quadro di riferimento, in modo che ulteriori aspetti sociologici e psicologici vengano studiati e tradotti in informazioni utili alle agenzie interessate al miglioramento della qualità della vita della comunità?
IL RICORDO NEL TRAUMA COLLETTIVO:
TRAUMA TRANSGENERAZIONALE, ASPETTI PSICOLOGICI E SOCIALI
Dimenticare o ricordare? Questo è il dilemma per le persone colpite dall’evento del 6 aprile. Un vasto corpo di ricerche suggerisce che le distorsioni della memoria sono centrali nella fisiopatologia del disturbo da stress post-traumatico8, ma la domanda se sia meglio dimenticare o ricordare suona in maniera abbastanza diversa se riferita al livello individuale o comunitario9, poiché ciò che può angosciare l’individuo con memorie intrusive può aiutare la comunità a dare un senso al trauma e costruire una comunità più resiliente10.
Diversi studi transgenerazionali sono stati condotti su soggetti esposti a disastri naturali o avversità della vita, evidenziando come i loro discendenti mostrino più sintomi d’ansia, depressione, stress post-traumatico, deficit di attenzione e disturbi comportamentali rispetto a coloro che non avevano sperimentato il trauma specifico11. Questo tipo di studio è in grado di proporre non solo un modello che supporta la trasmissione transgenerazionale di esperienze traumatiche, ma anche di modelli di resilienza (protettivi) che possono essere trasmessi e sviluppati tra le generazioni12.
Esiste un equilibrio tra visione pessimistica e ottimistica del futuro di una comunità colpita da una catastrofe? La trasmissione transgenerazionale della resilienza è diversa dalla trasmissione dello stress traumatico? Questi passaggi possono costruire una memoria collettiva comunitaria? Il trauma collettivo è un evento catastrofico che spezza le radici di una comunità. Oltre alla perdita di vite umane, il trauma collettivo è anche una crisi di significato. Ciò che inizia con un trauma collettivo, potrebbe essere trasformato in una memoria collettiva e culmina in un sistema di significati che consente ai gruppi di ridefinire la propria identità e in quale direzione la comunità si sta orientando 11.
Tutti gli eventi, le foto, i media, gli articoli di stampa raccolti durante l’anniversario potrebbero essere visti nella prospettiva delle “mnemotecnologie”, che trasformano la memoria originale in nuova identità culturale. Secondo la definizione del filosofo francese Bernard Stiegler, le mnemotecnologie vanno da strumenti di base a complessi apparati globali che influenzano il ricordo. Il passaggio dalle mnemotecniche – esternalizzazione individuale delle funzioni della memoria (per es., fotografie o filmati) – alle mnemotecnologie – sistema tecnologico su larga scala che organizza la memoria (per es., big data) – potrebbe influenzare profondamente il nostro modo di costruire una memoria collettiva soprattutto dopo un evento traumatico.
COME AFFRONTARE LO STRESS?
Affinché una cultura continui a prosperare, è di fondamentale importanza attribuire agli eventi traumatici il giusto posto nella sua storia.
Nel peggiore dei casi, questo trauma viene riattivato da ingiustizie e ritardi nelle opere di ricostruzione che attivano il risentimento e perpetuano il disagio. L’oblio attivo richiede in successione almeno tre tipi di sforzi: riconoscimento, elaborazione (simbolica) e sublimazione dell’evento traumatico.
La sublimazione è qui intesa come trasformazione di emozioni o istinti negativi e distruttivi – in questo caso le emozioni causate da un evento traumatico – in emozioni, azioni e comportamenti positivi e costruttivi.
L’oblio attivo in questo contesto non deve essere confuso con i ricordi che svaniscono; è piuttosto una forza positiva e attiva, una capacità di cui un individuo, una società o una cultura hanno bisogno per prosperare. Questa nozione fornisce una guida su come bandire il trauma nella misura in cui cessa di paralizzare il gruppo traumatizzato. Le abilità tecnologiche che liberano emozioni negative e idee generate dal trauma dalla memoria collettiva – mnemotecnologie – sono necessarie per ripristinare la capacità di dimenticare 13. La memoria non è solo una riproduzione dell’evento ma anche una ricostruzione. La memoria individuale termina con la fine di una vita, ma la memoria collettiva è trasmessa attraverso le generazioni in un continuo processo di trasformazione culturale e sociale.
In questo contesto, le mnemotecnologie svolgono una duplice funzione: da un lato il trauma è rievocato, nel senso più forte della parola, attraverso usi, abitudini o rituali; dall’altro, attraverso le stesse tecnologie e pratiche di integrazione culturale, il trauma viene anche dimenticato. È ricordato e dimenticato allo stesso tempo, vale a dire, attivamente dimenticato.
La politica, coloro che hanno responsabilità di governo, i media e le persone nella comunità sono consapevoli di come la comunicazione, la stampa possano influenzare le risorse psicologiche delle persone?
Le persone sono consapevoli del significato della trasformazione della memoria individuale in quella collettiva per la comunità?
Il senso comune è stato quello di ritenere la risposta all’evento catastrofico molto amplificata. A parte il primo periodo post-terremoto (1-2 anni), la visione “dall’interno” era stata un po’ diversa, poiché l’esperienza traumatica è stata variamente tamponata dalla resilienza che è emersa in diverse popolazioni.
Quando è iniziato il processo di recupero? La resilienza è una componente essenziale di questo processo? Le parti interessate e i decisori sono consapevoli dell’impatto “mnemotecnico” dei media? Questa non è solo una domanda di ricerca, ma una domanda che tutte le persone nella nostra città hanno in mente ogni singolo giorno della loro vita. Questa trasmissione di memoria fa parte della resilienza della comunità? Questa esperienza può essere insegnata o trasmessa?
Gli eventi traumatici offrono l’opportunità di elaborare un modello di vera ricerca interdisciplinare in cui la letteratura narrativa e “grigia” devono integrarsi con la ricerca medica, psicologica, sociologica e urbana.
La salute mentale resta uno degli aspetti più studiati delle conseguenze di un disastro naturale e la sua gestione è fondamentale non solo per il miglioramento della qualità della vita ma per la gestione di aspetti psicologici e comportamentali che gradualmente sfumano in costrutti psicosociali e relazionali che regolano il vivere comune. Gli interventi miranti ad aumentare la resilienza della comunità possono ovviamente essere “espliciti”, ma vanno sottolineati anche quelli “impliciti” che nondimeno possono incrementare il senso di comunità.
Conflitto di interessi: gli autori dichiarano l’assenza di conflitto di interessi.
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