La lezione di anatomia


A cura di Eleonora Del Riccio
Sapienza Università di Roma
E-mail: elo-dr@hotmail.it






Esiodo narra come nacque Afrodite.
Quando il titano Crono recise i genitali del padre, Urano li gettò in mare. Il sangue e il seme si mischiarono con l’acqua, originando una spuma che galleggiò fino all’isola di Cipro. Qui, emerse Afrodite, la splendida dea dell’Amore e della Bellezza, già formata come una donna. Senza infanzia ed eternamente giovane.
Didi-Huberman, all’interno di un contesto teorico volto alla confutazione della possibilità d’esistenza di un tipo di nudo chiamato convenzionalmente “artistico”, indaga questa nascita. A tale proposito, sostiene che il racconto di Esiodo si inscrive in una sfera mitica, che è essenzialmente crudele.
Nello specifico, l’autore sostiene che:
«Edgar Wind può certo rassicurare il suo lettore sul carattere retorico di questo “smembramento”, ma ciò non toglie che l’impurità e la lacerazione costituiscono, nella visione umanistica di Venere, due principî ontologici fondamentali. In termini di teologia neo-orfica si potrebbe dire: “Ogni volta infatti che l’Uno supremo discende nei Molti, questo atto di creazione viene immaginato come un’agonia sacrificale, in cui l’Uno è fatto a pezzi e disperso. La creazione è quindi concepita come una morte cosmogonica mediante la quale la potenza concentrata di una divinità viene offerta e sparsa”. Edgar Wind chiamerà giustamente tutto questo, in linguaggio neoplatonico, il “ritmo dialettico dell’Uno e dei Molti”».
Nell’ultimo capitolo, significativamente intitolato Nudità aperta, del testo di Didi-Huberman, si prendono in considerazione alcuni esempi di opere in cui il corpo di una Venere è lacerato. Quindi, si passano in rassegna la produzione ceroplastica di manichini anatomici di Clemente Susini e i modelli smontabili per dimostrazioni di ostetricia di Giuseppe Galletti in una catena macabra che arriva fino a Jack lo Squartatore, prontamente non citato dallo studioso francese.
Tutto questo ci ha portato a considerare non tanto il senso della morte cosmogonica della divinità o la sua rappresentazione artistica. Piuttosto, ci ha fatto venire in mente le lezioni anatomiche di Rembrandt, tanto spesso riportate nei manuali come le raffigurazioni più comuni di un medico che compie il suo lavoro.
Il ritratto di gruppo proposto da Rembrandt venne commissionato dalla corporazione dei chirurghi di Amsterdam insieme alla Lezione di anatomia del dottor Tulp (1632). L’opera fu danneggiata da un incendio nella prima metà del XVIII secolo ed è rimasta illesa solo la parte centrale.
I personaggi sono tre: Gysbreacht Calcoen, maestro della gilda, assiste alla dissezione del cervello, mentre il dottor Deyman opera appena dietro il capo del cadavere. Quest’ultimo è Johann Fonteyn, un delinquente impiccato nel gennaio del 1656 e sezionato pochi giorni dopo. Stilisticamente, è indispensabile notare che la posizione del cadavere è la stessa del Cristo Morto di Mantegna (1480).
Dal punto di vista storico-artistico, la posizione del cadavere, retaggio della pittura quattrocentesca italiana, richiama gli studi condotti da Aby Warburg sulla sopravvivenza di modelli antichi attraverso il Rinascimento italiano, fino al Seicento olandese, in una trasmigrazione delle immagini da sud a nord. Un processo al quale lo studioso amburghese lavorò per tutta la vita: spiegare la sopravvivenza dell’Antico attraverso la polarizzazione di pathos ed ethos, Dionisio e Apollo.
La dissezione anatomica è presumibilmente volta all’estrazione del cervello, organo misterioso e affascinante, per scoprirne il funzionamento. La lacerazione crudele di Urano, mantiene intatta la sua dose di violenza perpetrata questa volta ai danni di un reietto della società, e per questo forse più tollerabile. Tuttavia, si tratta di una lacerazione necessaria per la conoscenza.
La spuma marina dalla quale affiorò Afrodite diventa il cranio di Zeus dal quale ebbe origine Atena.
Per approfondire
• Didi-Huberman. Aprire Venere. Nudità, sogno, crudeltà. Torino: Einaudi, 2001.
• Esiodo. Teogonia.
• Gombrich, Aby Warburg. Una biografia intellettuale. Milano: Feltrinelli, 2003.
• De Vecchi-Cerchiari. Arte nel Tempo, vol II, tomo 2. Milano: Bompiani. 2001.